No Paura Day 4: la Scuola

Diversi anni fa, per un certo periodo, la Scuola e la Sanità sono stati in Italia i pilastri del welfare. Dagli anni ’90, un taglio qui, una riforma là, sono stati smantellati fino a diventare ora i pilastri di un sistema corrotto che con la collaborazione dei mass media non si preoccupano più di benessere e cultura. Sono diventati strumenti dei governi per promuovere un unico pensiero, demonizzando qualsiasi riflessione, dubbio, nonché dati e informazioni scientifiche, e promuovendo azioni che ledono pesantemente i diritti costituzionali dei cittadini.

La deriva parte dagli anni ’90 con la trasformazione della scuola in azienda, che, secondo i valori del neo liberismo, non si preoccupa più nella formazione della persona, di sviluppare le risorse di ciascuno, le capacità riflessive, logiche, critiche, creative, ma, in classi sovraffollate, incasella e parcellizza nozioni e informazioni, promuove la competitività, prepara al “mondo del lavoro”, prepara a creare e a vivere in una società superficiale, edonista, massificata.

In questo anno e mezzo poi la scuola è ancora peggiorata. Ha mancato completamente, con azioni riconosciute scientificamente senza senso, nei suoi principali compiti. Gli aspetti educativi, didattici, oltre a quelli sociali e relazionali, essenziali per la formazione di bambini e ragazzi, futuri cittadini, sono stati completamente disattesi e sostituiti da un’educazione al sospetto e alla delazione, con una didattica a distanza depressiva oltre che ingestibile dalla maggior parte delle famiglie, con una destrutturazione della personalità in formazione che lascerà nei bambini e ragazzi paure, insicurezze e aspetti ipocondriaci. Aspetti devastanti che saranno molto funzionali al tipo di società che ci si prospetta. Si è persa di vista l’idea di una società a misura umana, coerente con i principi della nostra Costituzione, che richiederebbe cittadini solidali, con capacità critiche, partecipativi e sereni.

E questa idea di società dobbiamo riprendercela. Come adulti e insegnanti responsabili, dobbiamo ricominciare ad educare, sostenere gli allievi che ci sono affidati nella crescita e nel benessere e nelle conoscenze.

Come? Prima di tutto prendendo consapevolezza di ciò che insegniamo e di come svolgiamo il nostro lavoro. Verificando cosa trasmettiamo ai nostri allievi, quali informazioni stereotipate chiediamo che vengano ripetute, quanto spazio e tempo diamo alla riflessione, alle domande e alla loro ricerca di risposte. Quanto, come educatori, li sosteniamo nel loro percorso di crescita.

Bisogna che riprendiamo noi insegnanti a studiare ciò che l’università non ci ha insegnato. Per insegnare, qualsiasi materia, in qualsiasi ordine di scuola, in qualsiasi tipo di scuola, occorre conoscere chi si ha davanti, conoscere le fasi di sviluppo della formazione della personalità, le diverse modalità di apprendimento, avere un’idea delle diverse intelligenze per sostenere le risorse e capacità di ciascuno. Riconoscere quali modelli e valori culturali e sociali trasmettiamo col nostro fare quotidiano.

Non è impossibile tutto ciò, fa tutto parte dell’insegnare ed educare.

Se vogliamo una società diversa, una società a misura umana, coerente con i principi della nostra costituzione, dobbiamo avere cura del nostro importante lavoro, avere cura dei nostri allievi, avere piena consapevolezza di quanto incidiamo sulla loro personalità futura, sul loro benessere, autostima, fiducia, e sul loro atteggiamento verso la conoscenza, la cultura. Una società diversa a misura d’uomo richiede cittadini competenti, con capacità critiche e riflessive, capaci di fare legami e valutare il senso delle informazioni, ed anche sereni, equilibrati, capaci di introspezione, empatici, solidali, partecipativi. Tutto ciò non è impossibile, o almeno lo si deve avere presente come finalità nel nostro lavoro quotidiano.

Come? Studiando le pedagogie attive, le metodologie didattiche che aprono le menti, che aprono alla conoscenza, alla curiosità, al piacere della scoperta, al piacere del lavoro fatto insieme.

Essere consapevoli delle finalità del nostro lavoro educativo e didattico, studiare per acquisire competenze e modalità relazionali adeguate a trasmettere agli allievi valori positivi coerenti con la nostra Costituzione, trovare nella scuola dove lavoriamo altri insegnanti capaci e sensibili con cui confrontarsi, cercare colleghi che già applicano metodologie partecipative per osservare e migliorare, tutto ciò ci darà la forza di lavorare a testa alta, con dignità, responsabilità, determinazione; ci darà la forza di non essere più ricattati o soggiogati a dover terminare forzatamente programmi in modo superficiale banalizzando conoscenze e competenze, di non essere conniventi con sistemi educativi che portano al malessere e che lasceranno tracce indelebili nella formazione della personalità dei nostri alunni.

Tutto ciò che sta avvenendo sicuramente ha permesso di riconoscere i danni che, immersi in questo sistema, la scuola da anni ha cominciato a fare, e si sono aperte nuove riflessioni e un nuovo agire. Stanno nascendo molte realtà autonome ed è importante che non siano la brutta copia o una copia edulcorata della scuola che abbiamo avuto in questi 30 anni. E’ necessario che, se veramente vogliamo essere partecipi e autori di un cambiamento, insegnanti e genitori ne comprendano il senso e le finalità.

Dovremmo cercare poi, di non abbandonare la scuola pubblica, specialmente dove ci fossero insegnanti e Presidi, (non dirigenti), consapevoli, e a riconsiderare il valore degli Organi Collegiali, ora sviliti e dimenticati, come occasioni di partecipazione per promuovere riflessioni, proposte e cambiamenti. Dobbiamo pensare, riflettere, confrontarci, agire, sempre avendo presente il senso di ciò che facciamo.

Partecipazione: circa 480 persone.