“Mattarella2 + Draghi = tachipirina e vigile attesa”: un’equazione dei tempi moderni racchiusa in un meme social che sintetizza in maniera calzante la giornata di oggi, 29 gennaio 2022.
Non è un inedito della storia recente, ma l’ennesima conferma di un parlamento e una pletora di partiti completamente incapaci di prendere decisioni.
Del resto la riconferma alla presidenza della Repubblica è toccata anche nel 2013 a Giorgio Napolitano, quando le elezioni politiche successive alle dimissioni del governo Monti hanno consegnato l’immagine di un Parlamento incapace di mettere da parte gli interessi di partito per formare un Governo. Così per la prima volta la prima carica dello Stato Italiano è stata ricoperta dalla stessa persona per quasi 9 anni, alla faccia dell’alternanza democratica, baluardo – dicono – dei sistemi di governo occidentali.
La storia, come abbiamo imparato molto bene a nostre spese, tende a ripetersi, così dopo l’epoca Napolitano, tocca al secondo mandato Mattarella, si farebbe quasi prima a raddoppiare direttamente il settennio.
Cade anche, sotto i colpi dell’evidenza, quella massima gattopardesca secondo cui “bisogna che tutto cambi affinché niente cambi”: qui in Italia niente cambia né nella forma né nella sostanza, in nome di una sbandierata quanto illusoria stabilità o continuità. Potremmo inaugurare la stagione della “continuità del male”, per dirla, sulla scia dell’appena trascorsa giornata della Memoria, con Hannah Arendt.
L’era Covid ha visto infatti succedersi due governi, presieduti da Giuseppe Conte prima e da Mario Draghi poi. Minimo comun denominatore, in nome della succitata continuità, il ministro della salute, rimasto saldamente incollato alla poltrona nonostante il cambio di colore della maggioranza.
Quel Roberto Speranza autore del peggior liberticidio della storia recente, nel nome dell’inconsistente salute pubblica (cos’è, d’altronde, la salute pubblica se non la salute di ogni individuo?), quel Roberto Speranza che siede nel dicastero chiave degli ultimi due anni, forte, si fa per dire, del 3% ottenuto alle votazioni parlamentari del 2018 con il partito Liberi e Uguali, che per un soffio ha superato la soglia sbarramento.
Se la riconferma di Napolitano ha portato di fatto, dopo l’instabile e brevissima esperienza di Enrico Letta, al tracotante governo Renzi, autore – attraverso la colpevole mano di Beatrice Lorenzin – della vergognosa legge sull’obbligo di 10 vaccini pediatrici da somministrare a partire dai due o tre mesi di vita, cosa dobbiamo aspettarci dal secondo mandato Mattarella?
Che la direzione non cambierà, in materia di sanità e contrasto alla cosiddetta pandemia, sembra quasi più una promessa esplicita che un timore accennato: in quella continuità auspicata e perseguita dai potenti stanno le note cupe e inquietanti di una persecuzione sempre più feroce nei confronti di chi ha legittimamente scelto di non sottomettersi ai ricatti di Stato.
Nel suo ultimo discorso di Capodanno, che speravamo inutilmente fosse l’ultimo davvero, il nuovo-vecchio presidente della Repubblica ha definito il vaccino “uno strumento prezioso, non perché garantisca l’invulnerabilità, ma perché rappresenta la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri“. La solita fake news, visto che non si capisce, sul piano logico prima ancora che scientifico, come un siero che non protegge dal contagio possa mettere al riparo gli altri.
Sempre in quell’occasione la prima carica dello Stato aveva affermato che “rifiutare il vaccino offende chi non può riceverlo”, come se l’iniezione sperimentale sia una caramella gentilmente offerta da un padrone di casa e maleducatamente disdegnata da un’ospite. Ma noi non siamo ospiti, l’Italia è casa nostra e chi la rappresenta in veste di capo di Stato non è chiamato a guidare un gregge indisciplinato col bastone, ma a garantire che ogni cittadino abbia equo accesso a diritti e servizi: un cardine costituzionale oggi completamente saltato.
E si torna a parlare di presidenzialismo ed elezione diretta del Presidente della Repubblica, formule dietro cui si nasconde la volontà di legittimare, attraverso una modifica del nostro ordinamento, l’involuzione democratica, o conversione autoritaria, che passo dopo passo caratterizza sempre più la nostra società.
Certo, magari una convergenza su Draghi al Colle avrebbe delineato uno scenario ancora peggiore, se vogliamo più esplicito rispetto alla brutta piega che stiamo prendendo, ma non ci sembra il caso di tirare un sospiro di sollievo: Mattarella ha dimostrato nei fatti, in due anni di stato di emergenza, di non essere quel garante di democrazia e libertà che il suo ruolo imporrebbe, ma di tenere molto più a quello stretto rapporto che, a scapito dei cittadini, lega i nostri amministratori ai grandi gruppi finanziari il cui potere di influenza è sempre più direttamente proporzionale alla debolezza della politica.
“Niente cambi affinché niente cambi”, pare l’antifona, questa volta non hanno salvato nemmeno le apparenze.
Un film visto molto di recente con la questione cruciale delle terapie per il Sars-cov-2: quando Speranza, con la circolare di novembre 2021, ha mancato di aggiornare le linee guida di inizio marzo 2020. Come tutti sappiamo il nuovo protocollo non era altro che la conferma di paracetamolo e vigile attesa, nonostante già dall’estate 2020 gli studi dimostravano che il farmaco indicato aggravasse l’infezione, mentre sul secondo punto, semplicemente, bastano logica e semantica: come può la vigile attesa essere considerata una cura?
La tentazione sarebbe quella di rivolgere la domanda a Mattarella, il Presidente riconfermato dell’era delle riconferme.
Insomma, il quattordicennio Napolitano ci ha regalato la prima forma di obbligo vaccinale, diretta crudelmente verso i neonati; aprendo la strada a quelle imposizioni sanitarie che nell’ultimo anno abbiamo visto pienamente realizzate. Unito alla riconferma di Speranza al Ministero della Salute e alla riconferma del suo dannoso protocollo, possiamo dire che la storia recente ci ha insegnato a diffidare delle riconferme.
Occhi ancora aperti, dunque, sul binomio Mattarella-Draghi: ci tocca continuare a vigilare sull’operato dei nostri governanti nella trepidante attesa che crolli il loro castello di carte. Ma per non assomigliare a certi medici negligenti o pavidi, alla vigile attesa dobbiamo iniettare una certa quantità di azione. Con buona pace di prima, seconda, terza e quarta carica dello Stato stiamo costruendo un mondo nuovo, dove ricostruiremo tutto ciò che ci hanno tolto in una forma nuova e migliore.
Per farlo, insieme, il primo passo è iscriversi a Cittadini Liberi Pesaro.
Ci sono delle inesattezze storiche, relativamente alle doppie elezioni degli ultimi due Presidenti della Repubblica. Infatti Napolitano è stato in carica dal maggio 2006 all’aprile 2013 (1° mandato) e poi fino al gennaio 2015, quando si dimise per motivi personali, come aveva preannunciato. Quindi rimase in carica 8 anni e 8 mesi e non 14 anni. Saluti
… corretto. L’articolo è stato editato in omaggio alla segnalazione del nostro lettore.