Non lasciate ogni speranza, voi ch’entrate

Un Weekend come un altro, Un giorno come un altro, una sera come un’altra… la nonna inciampa e cade sul fianco destro.

La nonna, 92 anni, piccolina ed esile, tanto minuta che forse sarebbe bastato uno starnuto per sbriciolarla ed in invece nemmeno una caduta l’ha incrinata. Infatti, nonostante l’urto aveva solo un livido, notevole ma pur sempre un livido. Insomma, a chi non apparirebbe un ematoma dopo una caduta?  Sta di fatto che facciamo passare il weekend ed in questi tre giorni la nonna viene medicata da noi familiari, pomate per il dolore, argilla per sgonfiare…

Lunedì chiamiamo il medico, viene a casa e per sicurezza ci consiglia di fare delle lastre per vedere se ci sia qualche emorragia o qualche frattura. Noi, per chiarire, nei giorni passati la nonna non l’avevamo mossa più di tanto poiché al di là del braccio dolorante, non dava alcun segno grave di qualsiasi genere. Visto che però è una richiesta del medico, abbiamo ritenuto opportuno fare ciò che ci ha consigliato.

Il dottore Chiama l’ambulanza, per farla portare via. Da qui iniziano le comiche (per non piangere).

Si parte, noi dietro all’ambulanza. Ansia, timore. La mamma che: “Chiama l’avvocato, chiama l’avvocato che io lo so già! Ah io chiamo i carabinieri, Ah io faccio un casino” Insomma potete immaginare… famiglia di non vaccinati, nonna non vaccinata… ti devi preparare se non armare! Nel mentre l’avvocato ci rassicura dicendo che, se non ci avessero permettessero di entrare, basta dire la magica frase “CHIAMO L’AVVOCATO”, un po’ come APRITI SESAMO o BIDIBODIDUBU ed entri pure Tu!

Si perché la normativa prevedeva che potevano entrare solo i pazienti, l’accompagnatore NO, anche se tesserato col triplo timbro! In ogni caso, la mamma riesce ad accompagnare la nonna e resta con lei per tutto il tempo (sia chiaro si può accompagnare basta dire la parola magica).

Sempre per la normativa la nonna viene messa in una stanza a parte perché appunto non ha il timbro. E tanto meglio! Sapete perché? Perché nell’atrio principale ci sono almeno-almeno una decina di persone che stanno malissimo, per di più anziane (ricordiamo, tutti sierizzati), ma almeno lei è nella sua stanza, in compagnia e senza bavaglio.

Messa nel privè, iniziano le assurdità…

  1. Arriva l’infermiere con due tubicini: “ah respira male, devo metterle l’ossigeno”. Mamma: “Forse respira male perché le avete messo la mascherina, se gliela levate…“ – tira giù la mascherina alla nonna – “Forse respira meglio, vede?” Infermiere: “Ah ok… e con questi (i tubicini) cosa ne faccio? Ah vabbè li butto via dai”. E noi lì a non capire questo gesto… ma vabbè.
  2. Dopo un bel po’ di tempo, arriva l’addetta all’accettazione, le fa mille domande “Ma è solo caduta? Non è che ha battuto la testa?”. Dice, mentre gliela tocca. Naturalmente stessa cosa anche quando arriva, finalmente, il medico, che in più domanda di che medicine faccia lei uso (dando per scontato che la nonna ne faccia uso). La nonna, che fortunatamente è lucida risponde di no, sia alla botta in testa che all’uso di farmaci, anche se queste domande le sono state poste almeno 10 volte…
  3. Il medico va via, torna dopo un bel po’ e ci spiega che per fare la lastra bisogna fare il tampone; Sapendo che ci si può rifiutare, stavamo optando per il no. Ma il medico ci spiega che se decidiamo di non farlo, la nonna sarebbe considerata come positiva (al Covid ovviamente) e quindi che dovrebbe aspettare che passino prima TUTTI gli altri e poi farebbero entrare lei (dopo aver sanificato tutto). ll pensiero che doveva aspettare lì minimo altre 8 ore, stanca e affamata, la nonna interviene e chiede di fare il tampone perché vuole tornare al più presto a casa.
  4. Naturalmente mia mamma sta filmando tutto, anche se ci hanno chiesto di non farlo sostenendo che sia illegale. In risposta affermiamo che si devono preoccupare dato che la legge dice tutt’altro. Fanno il tampone, passano almeno 20 minuti se non di più, ringraziando Dio è negativo. Vanno via, tornano dopo un po’ e la portano a fare le lastre… la mamma li segue, dalla stanza la mamma sente che le rifanno queste mille domande: “è sicuro che non è caduta?” “sta bene?”. Un po’ troppo insistenti non credete?
  5. Torna in sala d’attesta, un’altra mezzora buona per attendere l’esito… e qui, il verdetto!

“Ah la signora ha la spalla rotta e va operata d’urgenza, il ricovero va fatto poi ha la saturazione bassissima, poi ha il bacino fratturato non si potrà più alzare.”  Le abbiamo fatto anche le ecografie ha la vescica piena va messo il catetere…” Noi ci guardiamo in faccia e chiediamo un momento, il medico va via ed allora la mamma si fa vedere sempre più “incazzata”, parla al telefono in tedesco sperando di suscitare timore.

Noi abbiamo già deciso ovviamente di non lasciarla lì.

  • Torna il medico, torna con le lastre… la spalla diventa stranamente lussata e non più rotta ma che comunque serve il ricovero, avendo dei valori bassi, e che va operata lo stesso. Parlando, troviamo la scusa che l’indomani la vogliamo portare in una clinica privata e quindi se si può trasferire, dicono di sì. Aspettiamo un’altra quarantina di minuti l’ambulanza, che l’avrebbe riportata a casa.
    Aneddoto comico, la nonna essendo lucida e vigile dice da sola di voler andare a casa, deve quindi firmare le dimissioni… sdraiata nel letto, arriva il medico col foglio e una penna, come fa a firmarlo? Semplice, diamo la schiena dell’infermiere! La penna non va, la seconda penna non va, ne prende un’altra e non va… alla fine storta ma sta firma riesce a farla. Portare comunque un qualcosa di rigido era troppo complicato, ed avere una penna che scrive non ne parliamo proprio infondo sappiamo che hanno tagli su tagli… POVERINI!
  • Arriva l’ambulanza… per non si sa quale ragione i paramaedici dicono alla mamma che può salire con la nonna: “Si sì, noi adesso usciamo fuori dall’ingresso e poi nel parcheggio sale”. La mamma ne approfitta e si impone anche sulla mascherina – “La mascherina però non gliela mettete visto che ha il tampone negativo” e loro: “Eh dai va bene, ma la metta solo in questo pezzettino che ci sono le telecamere”. Mia mamma chiede anche se poteva metterle la coperta, quella che aveva nella stanza, visto che ormai è notte inoltrata e fa freddo. Rispondono di no,  perché:  “Può essere infetta dal covid [la coperta]”.  Allora mamma mette alla nonna il suo cappotto, il quale era nella stessa stanza della coperta “infetta”.
  • Naturalmente hanno consigliato di usare il paracetamolo per alleviare il dolore.

Al solo pensiero di questa esperienza mi vengono i brividi: non c’è stata un’azione, una frase che hanno fatto/detto, di cui io non abbia dubitato… morale della favola? Facciamo vedere le lastre a dei fisioterapisti, risposta “Ma io qui non vedo nulla di così grave da operare!”.

Consultiamo anche il medico che l’ha visitata e che ci ha consigliato di portarla per le lastre, le sue parole: “Io, anche se avesse avuto qualcosa di rotto a 92 anni non l’avrei mai fatta operare!”

Insomma, la nonna a casa è stata controllata e accudita dalla sua famiglia, tanto che alla fine riusciva ad alzarsi e fare qualche passo, alla faccia del “non si potrà più muovere, dovrà stare fissa a letto”. Tutti ci hanno ricordato che se l’avessimo lasciata lì in ospedale, noi non l’avremmo MAI più rivista, sicuramente sarebbe servita a fare numero… insomma una 92enne, vecchia, caduta… a chi non farebbe gola?

Dopo tutto questo trambusto, la nonna ha fatto un mesetto e mezzo di super ripresa e guarigione!! Insomma, stava alla grande nonostante tutto. È potuta stare con noi fino alla fine, poi però ha dovuto lasciarci, qualche giorno fa si è addormentata per sempre. Nel suo letto! In casa sua! Con la sua famiglia! Ma soprattutto sana!

Doveva andare così. Ma almeno siamo con la gioia nel cuore perché ha vissuto l’ultimo peridio della sua vita in serenità, ha potuto avere un degno funerale, senza tessera e senza mascherina. Qui non possiamo che mandare un abbraccio forte a tutti coloro che non hanno potuto vedere i loro cari e non hanno potuto neanche renderli omaggio. Noi, nella sfortuna di questa perdita, siamo stati sollevati da questo peso. Nei nostri pensieri crediamo che forse era destino, per aver un momento di pace, perché sappiamo tutti che a breve ricominceranno.