Fra me e la ferrovia la fila di canne verdi, l’erba alta e lo svicolare delle lucertole fra i sassi.
Il sottopasso, la parete di tufo, la fila di orti squadrati, gli innaffiatoi appesi e pochi attrezzi da lavoro appoggiati alla staccionata. Risalgo la via. In cima c’era una fonte una volta, la chiamavamo il Fontanone, ci si dissetava dopo le partite a pallone. Più avanti il Campetto. Un fazzoletto di terra più fango che erba, così pendente verso la strada che per fare un passaggio a modo dovevi calcolare i dislivelli con la competenza di un geometra. Ma era il nostro Maracanà quello. Ginocchia sbucciate, sudore, abbracci e certe sfilze di bestemmie che, per la felicità del prete, si sentivano fino in parrocchia.
Ogni tanto lo faccio. Ne ho bisogno.
Ripercorro i luoghi della mia infanzia e rovisto un po’ nel passato. Un passato fatto di corse, lotte, bande, risate e tanti giochi fatti di niente. E poi arrivava la domenica e magari andavi a messa anche se della messa non te ne fregava niente. Ci andavi per sbirciare le ragazzine di quinta, quelle carine con la fascia nei capelli e le scarpe di vernice lucida e per le paste con lo zucchero a velo sopra, subito dopo. E poi via una pedalata fino al porto, “chi arriva ultimo è una pippa!”, a vedere quelli che pescano sul molo, ricurvi sui seggiolini pieghevoli, lo sguardo fisso al galleggiante e una pazienza capace di fermare il tempo. E andavi e venivi, e saltavi e correvi avanti e indietro tutto il santo giorno, con l’energia di una centrale nucleare a pieno regime. La scuola? Un optional, buono per i giorni di pioggia. Eravamo allegri allora, vivaci e spensierati come pulci su un cane. Una vera pacchia a dirla tutta. A parte il mostro. Sì mostro, fantasma o come diavolo lo vogliamo chiamare quel qualcosa che ci faceva accendere la luce nel cuore della notte e che abbiamo sempre sospettato abitasse sotto il letto o nell’armadio chiuso. Poco male, la nottataccia in un modo o nell’altro passa e il giorno dopo si ricominciava, col sole alto, il sorriso largo e gli amici intorno. Già gli amici, quella sorta di eroi sempre pronti a coprirti le spalle, nonostante la notte, nonostante il mostro, nonostante tutto.
Chi l’avrebbe mai detto.
Chi avrebbe mai lontanamente immaginato che in un giorno lontano quel maledetto, acquattato da sempre nel buio della stanza, sarebbe sbucato fuori all’improvviso e ci avrebbe acciuffato per i capelli nel tentativo di scaraventarci coi suoi lunghi artigli dritto all’inferno. Accidenti, no. Non potevamo immaginarlo.
Poco male.
Benvenuto signor mostro.
Posso finalmente vedere la tua brutta faccia e guardarti dritto negli occhi. Detto tra noi, sia chiaro, non avrai vita facile. Nossignore. È una “stirpe” la nostra, forte, dignitosa, libera, forgiata a resistere, cresciuta con niente, pronta a ritornare al niente. Le tue pagliacciate, i tuoi algoritmi, le tue menzogne, i tuoi rituali assassini non ci fanno paura, caro il mio mostro, perché noi siamo “altro” e non conosciamo la paura.
Benvenuto signor mostro. Vediamo che altro sai fare. Noi siamo pronti.
Come si può festeggiare il 25 aprile del 2022? Dove sono le belle bandiere sotto le quali il popolo ha lottato unito per la carta costituzionale, oggi a guardarlo questo popolo, si è ridotto ad essere un codice cliente oppure un QR code. Una frammentazione di individui separati tra loro non costituisce un popolo, nemmeno una società, l’essere umano è degradato a merce ed è solo una funzione del sistema, ma come nella catena di montaggio sempre sostituibile. Dov’è finita la memoria di quelle lotte partigiane, di quegli uomini e donne, persino ragazzetti, che lottavano per la libertà. Sì, persino dire libertà, oggi sembra retorica, Quale libertà? Quella della parità tra gli esseri umani senza distinzione di razza e di sesso, quella della legge è uguale per tutti, il diritto allo studio, al lavoro, alla libera circolazione, all’informazione libera e quello che avremo dovuto aggiungere noi, il diritto alla casa. Ma in un mondo fatto di merci, non è previsto alcun diritto, così oltre a non aver aggiunto ulteriori tutele, stiamo perdendo pure quelle conquistate negli anni precedenti a partire dal ’45 in poi. Ci abbiamo fatto l’abitudine, è la nostra normalità quella imposta dal sistema capitalistico divenuto globalizzazione, come se fosse un evento naturale e non la propaganda autoreferenziale di se stesso attraverso i mezzi di comunicazione che può sempre comprare; Molti, ancora ignorano il ruolo che ha avuto la massoneria P2 nei governi che si sono succeduti in questi 77 anni di Repubblica, di personaggi che ritroviamo persino nell’attuale governo Draghi, che vengono da quella storia e che i giornalisti tacciono conoscendone i rischi o perché il Direttore della testata preferisce articoli sensazionalisti e soprattutto che non disturbino gli amici. I partigiani mai se lo sarebbero dimenticati che Licio Gelli vertice della P2 era un fascista, il mandante poi della strage alla stazione di Bologna e degli altri misteri italiani, visto che nella loggia P2 c’erano Generali dei Carabinieri e della Finanza, direttori dei giornali, non è difficile capire perché ci sono voluti quaranta anni per avere giustizia dopo tanti e ripetuti depistaggi, su ciò che già si sapeva. Mai un partigiano avrebbe dimenticato che Draghi fu il tesoriere di Andreotti e quello delle privatizzazioni sotto il ventennio berlusconiano, entrambi tessere P2 con costanti e assidui rapporti con la mafia. Ecco la libera informazione italiana, che stava già male prima, ma che è riuscita a dare il peggio di sé dalla pandemia in poi e ora con la guerra in Ucraina. Come si poteva non vedere il sintomo di un sistema marcio quando giornalisti e politici in coro, presentavano l’entrata di Draghi nell’ennesimo governo tecnico come il migliore, nessuno doveva dubitare delle capacità di Draghi che certamente sa fare il suo lavoro, ma per chi e per quali interessi lavora, era la domanda che bisognava porsi. Ma una cosa l’abbiamo capita ormai, anzi due, la prima che i decreti per farli non ci vogliono anni come per le leggi, ma qualche giorno basta per fare un decreto che scavalchi diritti, leggi e costituzione in un sol colpo, la seconda che il contradditorio (parte di ogni processo intellettuale e garante della democrazia) è stato abolito e sostituito con la discriminazione del capro espiatorio. Ovvero colpire ogni minoranza che avendo ancora capacità critica e analitica forma una sua opinione sui fatti e su quello che accade. Trasmissioni televisive in cui discutibili presentatori o presentatrici, si divertono insieme agli ospiti a giocare cinque contro uno, dove in genere quell’uno solitario parla in modo pacato con argomentazioni, mentre gli altri come degli scemi lo interrompono oppure l’offendono con battutine o smorfie. I partigiani non dimenticano. No Tav No Vax No Green Pass e aggiungo No Guerra nel nome degli italiani. Art. 11 della Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Qualcuno sull’onda di quei presentatori discutibili dirà “come si può mettere insieme questioni così diverse”, facile, le uniscono le discriminazioni subite da queste minoranze da parte di una narrazione dominante, le uniscono la comune lotta contro gli interessi multimiliardari delle multinazionali e contro lo spreco del denaro pubblico. Hanno arrestato persino anziane signore di ottanta anni in Val Susa, accusandole di terrorismo, perché manifestavano per difendere la propria casa e affinché non si deturpasse una valle bellissima. Volevano far passare per terroristi i No Vax che hanno dimostrato in due anni di aver manifestato pacificamente per rivendicare il diritto di decidere sul proprio corpo, sempre pacifici abbiamo visto i portuali No Green Pass respinti con gli idranti, difendevano il diritto al lavoro. Ma la macchina del capitale non si ferma, divora, non guarda in faccia nessuno, il business prima di tutto, prima della salute, prima dell’ambiente, prima del cibo, prima degli uomini e prima dei morti che farà questa sporca guerra. L’occidente vorrebbe mostrare la sua faccia pulita di esportatore di democrazia e libertà, ma non è più credibile, ha milioni di morti alle spalle e la sua maschera è sporca di sangue, se la togli, trovi solo menzogne. Ecco come si può festeggiare il 25 aprile, mantenendo viva la memoria, ma anche la dignità di non tacere contro le ingiustizie presenti e se potete, tappezzate la vostra città con gli articoli della Costituzione. Buon 25 Aprile!
“Non ci sono obblighi di vaccinazione, la consigliano ma non c’è un vero obbligo” è quello che ci racconta Cecilia, studentessa italiana che frequenta per alcuni mesi l’università a Tokyo. “Prima di andare in Giappone ho mandato una mail all’università dicendo di non essere vaccinata e chiedendo se potevo fare un’esperienza universitaria all’estero come tutti gli altri studenti e mi è stato detto di sì solo che dovevo fare la quarantena. Ho chiesto alla mia host sister (una studentessa dell’università che ti assegnano per supportarti e aiutarti nelle procedure burocratiche) se sul sito dell’immigrazione c’erano indicazioni sulle regole relative al covid e lei mi ha detto che non ci sono proprio delle regole ferree, ma solo consigli, perché in Giappone la salute è una scelta del singolo e quindi il governo non impone obblighi, ma ognuno sceglie per sé.” Cecilia ci riporta che in Giappone si ritengono ancora sotto pandemia e quindi, anche se non vi è un vero obbligo ma solo un consiglio da parte del governo, tutti si igienizzano le mani e usano la mascherina all’aperto e al chiuso. All’interno dei ristoranti tra un tavolo e l’altro ci sono ancora pareti di plexiglass, mentre all’interno dell’università l’uso della mascherina è obbligatorio. Anche il lockdown nel 2020 non era imposto ma fortemente consigliato dal governo, comunque molti giapponesi hanno seguito il consiglio governativo. Per quanto riguarda il green pass in Giappone non esiste, non c’è nessun lasciapassare che dia il permesso di lavorare, studiare, visitare delle mostre o sedersi in un bar.
Per andare in Giappone ci sono diversi controlli da sostenere. Bisogna fare un tampone molecolare 72 ore prima di partire, quando si arriva bisogna scaricare un’applicazione dove si comunicano le proprie informazioni sanitarie, poi si fa un tampone salivare e viene erogato un numero collegato al tampone che va conservato per 7 giorni così nel caso qualche compagno del viaggio dell’aereo dovesse risultare positivo si sa chi contattare per verificare eventuali contagi. Nel risultato del tampone c’è scritto se si deve fare o no la quarantena, la quale inizia 24 ore dopo l’arrivo nel paese e la devono fare tutti, giapponesi e non, solo chi ha la 3 dose può non farla. La quarantena è di 7 giorni ma si può ridurre a 3 facendo un tampone pcr salivare. Durante la quarantena si può uscire per fare la spesa purché non si usino mezzi pubblici. Bisogna usare l’applicazione sopracitata per fare un questionario ogni giorno indicando le proprie condizioni di salute e sono programmate delle videochiamate alle quali bisogna registrarsi e far vedere che si è a casa.
Anche quest’anno abbiamo passato il periodo di Pasqua, in cui si ricorda la morte e la resurrezione di Gesù e dato il momento di rilevante importanza dal punto di vita liturgico, abbiamo pensato di dedicare uno spazio anche alla religione.
Negli ultimi due anni abbiamo assistito a cambiamenti che purtroppo hanno riguardato anche la fede cattolica, che si è vista privata delle sue tradizioni con la comparsa di una nuova liturgia, del tutto diversa da quella che conoscevamo.
Più volte si è assistito infatti a un completo adeguamento da parte della Chiesa alle normative emanate dalle autorità sanitarie e civili, contro quanto imposto dal diritto canonico stesso, ovvero l’insieme delle leggi che regolano le attività della Chiesa e dei suoi fedeli.
Basta notare quanto affermato dal Canone 1213 (“Nei luoghi sacri l’autorità ecclesiastica esercita liberamente le proprie potestà e uffici”) per capire che questi doveri non sono stati rispettati.
Viene ribadita infatti la potestà dell’autorità ecclesiastica di esercitare le sue funzioni e il potere di santificare e di governare i fedeli nei luoghi sacri, rivendicando la libertà di azione indipendentemente dall’autorità civile, dalla quale però accetta per i luoghi sacri tutte le legislazioni necessarie per la sicurezza e la conveniente funzionalità di essi.
Non dobbiamo dimenticare che il principale compito che si pone il diritto canonico, così come la Chiesa stessa è quello derivante dal mandato del Salvatore stesso: “Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
La Chiesa ha sempre sentito pertanto come suo compito esclusivo quello di dover portare la salvezza all’umanità; di questo i pastori devono occuparsi, ben sapendo che non esiste nella prospettiva dell’eternità altra salvezza se non quella offerta dal Cristo stesso.
Durante l’epidemia da Covid 19 abbiamo invece assistito a una chiusura dei luoghi di culto con sospensione delle celebrazioni, che sono riprese addirittura più tardi rispetto ai termini previsti dal governo, impedendo così la celebrazione di messe importanti come appunto quella di Pasqua.
La riammissione dei fedeli alle sacre funzioni è stata rigidamente regolamentata sulla base di disposizioni sanitarie ministeriali, quali obbligo di mascherina, sanificazione delle mani, distanziamento, abolizione dell’acqua santa, del segno della pace e della comunione in bocca.
Con l’abolizione dell’acqua santa ad esempio si è vista scomparire una tradizione di importante valore simbolico, dal momento che quest’ultima ha il potere di liberare i fedeli dai peccati veniali.
Non dobbiamo dimenticare infine che le tradizioni costituiscono parte integrante della nostra cultura e che in quanto tali vanno conservate nella loro integrità.
In questi due anni di storia pandemica in cui abbiamo visto diverse realtà distruggersi (relazioni, lavori, servizi) ovviamente non manca l’istruzione. Proprio in quest’ ultimo periodo il mancato interesse da parte delle istituzioni (in primis proprio quelle scolastiche) di coltivare l’intelletto e la curiosità nei giovani e di preoccuparsi di una sana istruzione per gli studenti è arrivato al culmine. Tra banchi distanziati, viso sempre coperto dalle mascherine e lezioni a distanza il Conservatorio Rossini di Pesaro ci dà un altro esempio di quello che è diventata l’istruzione oggi. Palazzo Olivieri, sede del conservatorio, ha bisogno di un intervento di ristrutturazione da diversi anni. Quest’anno sono arrivati i fondi per realizzare i lavori, che sono iniziati a gennaio 2022 e sono previsti fino al 2026 sacrificando così le attività didattiche e affini, già rese difficili dalla situazione pandemica. Alcune aree della struttura sono state rese inagibili diminuendo il numero di aule disponibili per sostenere le lezioni, senza preventivare delle soluzioni alternative per permettere agli studenti di proseguire l’anno accademico in tranquillità. Gli studenti faticano a organizzare prove di musica d’insieme, alcuni non riescono a seguire le lezioni in presenza causa la ridotta capienza delle aule, addirittura altri si trovano a fare le lezioni di strumento nei camerini dell’Auditorium Pedrotti, chiuso, purtroppo, da molto tempo. Studenti e allievi dell’istituto hanno finito la pazienza e si sono riuniti in protesta davanti al conservatorio per fare sentire la loro voce; lo scopo è di ottenere un incontro con le istituzioni competenti: “Desideriamo instaurare dialogo costruttivo per individuare uno stabile alternativo che accolga gli studenti del Conservatorio”.
La buona notizia è che c’è una rete di consiglieri comunali e regionali, quando va bene anche assessori, che si scambiano informazioni e condividono azioni dentro i municipi e palazzi del potere locale; la cattiva notizia, ma ce lo aspettavamo, è che a Pesaro una di quelle azioni condivise, una mozione per chiedere di fermare la follia del green pass, è stata bocciata.
A presentarla la consigliera comunale del gruppo misto di minoranza Lisetta Sperindei, che fa parte di un gruppo di amministratori territoriali che contrastano i provvedimenti del governo. Un gruppo eterogeneo in quanto a colore politico che conta 57 membri che hanno in comune l’obiettivo di riportare libertà, diritti e rispetto della Costituzione al centro. Nato a Cuneo, il gruppo è partecipato da membri di varie regioni tra cui Sicilia e Sardegna. Sperindei è l’unica marchigiana ed ha contribuito allo scambio documentale condividendo un’interpellanza per chiedere alla giunta di sostenere economicamente i sanitari sospesi. Il gruppo ha anche predisposto un testo da inoltrare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo. Tra gli ultimi passi, fino ad ora, la mozione sull’utilizzo del certificato covid-19, che impegna sindaco e giunta a considerare i problemi derivati dall’obbligo di green pass, a sollecitare il governo ad abolirlo e a trasmettere copia del provvedimento alle maggiori istituzioni. Nel testo viene espressa particolare preoccupazione per l’articolo uno del decreto legge 24/2022, secondo cui “il ministro della salute viene investito di un potere che fino a fine anno gli consentirà di adottare protocolli e linee guida anche in assenza di uno stato di emergenza. Potrà decidere tutte le misure derogatorie che vorrà e addirittura, all’Art. 3, viene investito del potere di “introdurre limitazioni agli spostamenti da e per l’estero, nonché imporre misure sanitarie in dipendenza dei medesimi spostamenti” con semplici ordinanze ministeriali, che oggettivamente è un insulto alla Costituzione, alle libertà dei cittadini ma anche alle leggi dell’Unione Europea”. A mettere il testo a disposizione dei colleghi di altri comuni una consigliera di Bassano del Grappa. A Pesaro la discussione è stata l’11 aprile, la maggioranza Pd ha bocciato il provvedimento. “Avevo ben poche speranze di vedere approvata questa mozione – ha spiegato a CLP la consigliera pesarese – , ma volevo che perlomeno restasse scritto nero su bianco che c’è chi la pensa diversamente, magari questa azione avrà anche un seguito di persone che condivide l’idea”. Sull’esito come sempre vale la pena guardare il bicchiere mezzo pieno: “A regola è andata bene, in pratica mi ha votato contro solo la maggioranza, perché tra la minoranza quattro si sono astenuti, due non hanno partecipato alla votazione e uno ha votato a favore”.
Alzi la mano chi non è d’accordo con queste affermazioni:
– il mondo e gli esseri viventi sono espressione di una natura divina superiore e completa;
– contenuto in ogni essere umano vi è un Sé Superiore, che è la manifestazione della natura divina superiore e completa;
– questo Sé Superiore può essere risvegliato e può divenire il centro della vita quotidiana dell’individuo;
– questo risveglio è lo scopo più alto dell’esistenza di ogni vita individuale.
L’essere umano è incapace di guardare oltre (Dio, anima, invisibile, mistero, sacro), ma fin dalle sue origini è alla ricerca di qualcosa che dia un senso alla sua esistenza. L’idea di spiritualità riguarda i valori dello spirito, il mondo dei sentimenti, dell’immaginazione, delle credenze, della divinità. La società contemporanea è una società atomizzata e secolare, che non va oltre i suoi angusti confini, al di là dei quali non esiste nulla, tantomeno Dio e l’anima immateriale e immortale. Essa si è svuotata del divino; la spiritualità è stata espulsa; le credenze, le religioni sono state distrutte.
Molti invocano un nuovo umanesimo, partendo da quella che ci sembra essere l’essenza dell’umanità: “Conosci te stesso”, cioè: chi sono io? Cosa è la persona? E qual è il senso della vita e del suo futuro?
Ebbene, di questi alti concetti, dai quali ogni persona senziente non dovrebbe prescindere per progettare il futuro, nel libro di Klaus Schwab non sentirete parlare. Mai. Mai un accenno, un presupposto, un desiderio. Niente di niente.
La sfera umana, i rapporti sociali volti ad una società che tuteli la vita e che incoraggi lo sviluppo del Sé personale in armonia col tutto sono concetti che sono in piena antitesi al contenuto di La Quarta Rivoluzione Industriale.
Quello che l’autore propone è la fusione di diverse tecnologie e l’interazione fra il dominio fisico, digitale e biologico dell’uomo. Immagina e ci descrive tante fantastiche agevolazioni alla nostra vita, frutto delle tecnologie più avanzate, oggi allo stato più che sperimentale. Ci dice che per noi si apriranno infinite possibilità di sviluppo (soprattutto nel digitale), che potremo fare questo e quello. Il problema, per lui e per noi, è che sovente il suo entusiasmo lo tradisce al punto di spiattellare al lettore scenari apocalittici col reale rischio che questi si ponga la domanda: ma questo Klaus Schwab si è chiesto cosa possa comportare per noi – il popolo – questa situazione?
Noi ce lo siamo chiesti e vorremmo che anche voi lo faceste.
Eccovi, quindi, alcuni dei 23 punti di svolta, riportati dal testo.
1 – Tecnologie impiantabili (pag. 146)
Il Libro recita: Tatuaggi intelligenti e altri chip esclusivi potranno aiutare nell’identificazione e nella localizzazione. I dispositivi impiantati, in un certo modo aiuteranno anche a comunicare pensieri normalmente espressi in forma verbale per mezzo di uno smartphone interno e, possibilmente, pensieri non espressi o stati di umore tramite la lettura di onde cerebrali e altri segnali.
Con tutta la disinvoltura del mondo, lo zio Klaus immagina che ogni essere umano:
– abbia fatto un tatuaggio intelligente;
– abbia impiantato nel suo corpo il sistema cablato di uno smartphone interno;
– voglia farsi identificare e farsi localizzare in ogni momento;
– voglia comunicare non con la parola, come ha stabilito il buon Dio, ma con uno strumento interno;
– accetti che i suoi propri pensieri e i suoi umori siano estrapolati e letti da altri a loro piacimento.
Domande:
– tali impianti saranno realizzati in maniera coercitiva, condizionata o libera?
– cosa proverà che tali impianti saranno dannosi per la salute?
– in cambio di cosa gli individui vorranno farsi localizzare e spiare in qualsiasi momento?
– a cosa servirà il controllo – e di chi – sulle persone?
8 – L’internet delle cose e per le cose (pag. 166)
Il Libro recita: Ogni prodotto fisico (anche animali) potrà essere collegato ad una infrastruttura di comunicazione ubiquitaria e i sensori permetteranno che le persone percepiscano il proprio ambiente di forma integrale.
Con la stessa disinvoltura di prima, lo zio Klaus immagina che:
– ogni essere vivente sia in qualche modo taggato;
– esista una infrastruttura di comunicazione ubiquitaria;
– le persone percepiscano il proprio ambiente in maniera diversa da come il buon Dio ha deciso, ossia con i sensi.
Domande:
– sulla questione dei sensori spari ovunque, che legame c’è con il termine “identità digitale” per “transazioni sicure”?
– chi controllerà e gestirà l’infrastruttura di comunicazione ubiquitaria?
– quale raggio d’azione avrà tale infrastruttura?
– quale impatto avrà il mondo virtuale nel condizionare con le sue regole il mondo reale?
11 – Big data e le decisioni (pag. 175)
Il Libro recita: Oggi esistono più dati sulle comunità come mai nella storia, la capacità di comprendere e gestire questi è sempre in miglioramento, i governi potrebbero utilizzare i grandi volumi di dati per automatizzare i propri programmi e incontrare nuove forme per servire i cittadini e i clienti.
Nemmeno stavolta lo zio Klaus perde l’occasione di maneggiare maldestramente temi delicati per gli esseri umani, immaginando che:
– sia normale e giusto profilare in maniera invasiva ogni comportamento degli utenti del web;
– sia opportuno creare sistemi predittivi in relazione al comportamento reale e virtuale delle persone umane;
– sia utile dare ai governi tali informazioni sui cittadini.
Domande:
– come le persone riusciranno a tutelare la loro privacy senza farsi influenzare nel loro comportamento?
– chi e come stabilisce che i programmi governativi fondati sui dati estrapolati dal web siano vantaggiosi per i cittadini?
– come i governi tratteranno chi non si conforma ai suoi programmi?
– vivremo in un ambiente pieno di sensori, telecamere, AI e software di riconoscimento facciale?
– come i cittadini riusciranno a sovvertire un sistema di potere se avranno un controllo così pervasivo?
– nota della Redazione: avete mai letto il libro “il capitalismo della sorveglianza” di Soshanna Zuboff?
Trasuda da ogni riga del libro la funzione del popolo nel ruolo di consumatore-controllato (che acquisterà praticamente tutto da remoto) e quello della grande industria quale centro di profitto-controllore (leggi: i beneficiari saranno innovatori, investitori e azionisti), che a sua volta relega le istituzioni democratiche a mero osservatore ed esecutore di quanto deciso dalle multinazionali. Lo zio Klaus non fa trasparire il suo continuo invito a smettere di opporci alle imprese che traggono profitto dallo sfruttamento e dalla vendita di informazioni su ogni aspetto della nostra vita personale. Predica la fiducia nei dati e negli algoritmi utilizzati per prendere le decisioni, sottolineando che le preoccupazioni dei cittadini in merito alla privacy e all’accertamento della responsabilità nelle strutture aziendali e legali necessiteranno di un adeguamento del loro pensiero. In altre parole, secondo lo zio Klaus, per attuare la Quarta Rivoluzione Industriale serve creare ed adattare una narrazione necessaria (vi dice niente la campagna dei media sul COVID19 e sul conflitto ucraino?) per evitare una reazione popolare contro i cambiamenti fondamentali che lui ha già pianificato.
Da Nord Italia, dal Sud Italia, Dal centro Italia. Adulti, Giovani. Uomini, Donne.
Persone di qualsiasi orientamento politico, di qualsiasi filosofia di pensiero, Oggi si uniscono in una sola voce.
Tutto è iniziato nel marzo 2020, periodo in cui molti di noi hanno dovuto sopportare le ingiustizie emanate, decreto dopo decreto, proroga dopo proroga. Non tutti sono stati in grado di cogliere subito i segnali di questa dittatura, una dittatura mascherata che giorno dopo giorno è andata a togliere i più basilari diritti personali. Quelle poche persone, che hanno iniziato a capire quello che stava succedendo, si sono immediatamente mobilitate per riavvicinare tutti coloro che condividevano questa visione oggettiva e palese della realtà. Chi prima, chi dopo, si è iniziato a manifestare, per mostrare il dissenso a tutto questo. Chi ha cercato di far svegliare gli altri con piccoli gesti, con volantini, con orazioni in piazza, con dei cartelloni.
Tutte azioni valide e giuste, ma che non sono bastate.
Tutto questo ha consapevolizzato le persone, il popolo, dando speranza e riavvicinando le persone. Ma non ha fatto cambiare idea a quelle persone che ci stanno governando. Quindi ci si è resi conto che occorreva mirare più in alto, iniziare a puntare il dito contro coloro che hanno permesso tutto questo.
I Politici.
Ma non i politici dei piani alti, i politici dei nostri piccoli paesini. Quelli che noi stessi abbiamo votato e a cui abbiamo dato fiducia… una fiducia che è stata accartocciata e calpestata.
Ebbene ora siamo arrivati al punto di far sapere a queste persone cosa pensiamo di loro. Per questo motivo i vari gruppi dislocati nel paese hanno iniziato a muoversi assieme, unendo le voci di diverse persone. L’idea è stata quella, appunto di criticare i nostri politici usando un’unica linea di comunicazione.
Manifesti che raccontano il nostro dissenso e la nostra nausea. Perché si, ad oggi siamo nauseati e schifati per tutte le decisioni che sono state prese da questo governo. Un governo non eletto dal popolo e che nessuno dei politici locali, salvo alcuni, ha osato contraddire.
Con questa propaganda che si vuole portare dal Nord Italia fino al Sud Italia, si spera di smuovere e di far tremare gli animi di alcune persone che sanno che stanno sbagliando.
Per ricordare che se sono lì, dove sono ora è solo grazie al nostro voto. Un voto che ovviamente non avranno più ma che rischiano di perderlo ancora prima che scada il loro mandato.
Il popolo unito sarebbe un ostacolo enorme da affrontare e prima se ne renderanno conto, prima potranno cambiare la loro situazione e gli eventi.
Ora come ora è necessario e fondamentale essere uniti, non importa di che genere siamo, a quale religione o non religione apparteniamo, quale preferenza politica abbiamo, di quale origine siamo. Quello che conta è che siamo in Italia e come suoi cittadini abbiamo un compito, difendere la Costituzione. Inoltre vorremmo ricordare che la Repubblica è cosa pubblica ovvero, è il popolo.
Questa azione è volta appunto a suscitare le anime delle persone, una chiamata all’azione, non è più il tempo del tacere ma è ora di parlare!
L’iniziativa è volta anche a protestare contro il caro vita, gli aumenti in bolletta e i finanziamenti volti ad armare un paese lontano da noi quando il Nostro stesso di paese verte in una situazione di miseria! È ora di prendere coscienza è pensare a noi, per il bene collettivo!
Questa campagna ha coinvolto diverse regioni, si parte con alcune città della Emilia-Romagna, delle Marche e dell’Abruzzo. Della Emilia-Romagna troviamo città come Cesena, grazie al gruppo “Cittadini liberi Cesena-Cervia-Cesenatico” portato avanti dalla conosciutissima Lilly, detta anche “mamma coraggio”; Troviamo Rimini, troviamo anche piccoli paesini sotto la provincia di Rimini grazie al gruppo Cittadini del Valconca, Cattolica grazie al gruppo Trieste chiama, Cattolica risponde. Delle Marche troviamo Pesaro, grazie al gruppo Cittadini Liberi Pesaro, Senigallia grazie al gruppo Cittadini liberi Senigallia, Ancona grazie al gruppo Noi Ancona Unita. Dell’Abruzzo abbiamo l’Aquila grazie al gruppo cittadini liberi Abruzzo. I gruppi citati spaziano in realtà su molte altre città e paesini ma per il momento sono state scelte le città principali e con più affluenza. Si spera di poter arrivare a ricoprire tutto il territorio italiano.
Come data è stata scelta, non a caso, il 25 Aprile.
Con ciò speriamo e ci auguriamo che le cose cambino, ma vorremmo ricordarvi che per cambiare questa occorre muoversi ed alla svelta. Serve unirsi!!!
Noi siamo il popolo, Noi ci riprenderemo l’Italia.
Mentre varie realtà locali si organizzano, come la riunione tra i 27 coordinamenti provinciali che vi raccontiamo in questo numero della newsletter CLP, qualcosa si muove anche sul “fronte alto” delle sigle, dei partiti e dei movimenti. Tutto è importante, tutto fa resistenza: gruppi spontanei e autorganizzati di cittadini che abitano sullo stesso territorio hanno il pregio, tra le altre cose, di riuscire a fornire un sostegno anche materiale alle persone escluse, sospese, o in difficoltà. I movimenti nazionali critici rispetto al governo Draghi, che siano nati nel 2017 dal contrasto alla legge Lorenzin, o che siano neonati con il fenomeno Covid, hanno il pregio di farci almeno sognare un’ampia e partecipata opposizione alle leggi folli che ci impongono. Un sogno che potrebbe avvicinarsi alla realtà superando la frammentarietà di decine di sigle che hanno priorità e visione comuni. Va in questo senso l’iniziativa organizzata a Padova da Resistenza Costituzionale per il primo Maggio. “Elezioni 2023: è possibile una lista unica dei movimenti di resistenza costituzionale?” è il titolo della tavola rotonda a cui hanno partecipato esponenti di formazioni extra parlamentari come Ancora Italia, Liberiamo l’Italia, Riconquistare l’Italia e Federazione Terza Repubblica, ma anche movimenti nati dentro i palazzi da senatori e deputati fuoriusciti dal movimento 5 stelle (come Italexit e Alternativa), questi ultimi attaccati dal segretario nazionale del movimento 3V, forte dei buoni risultati alle ultime elezioni amministrative (oltre il 4% a Rimini e Trieste). Una lunga invettiva, quella di Luca Teodori, che tarata forse su logiche di consenso, ma che chiudendo l’incontro ha marcato le distanze tra le formazioni. Se siano colmabili in vista di una coalizione elettorale lo vedremo nel corso dei mesi, incontro dopo incontro, forti del fatto che la resistenza vera si costruisce sui territori, lavorando per un’alternativa senza sognare uno scranno a palazzo.
Domenica 3 Aprile 2022 si è riunita, in una località segreta, l’assemblea nazionale dei movimenti di Resistenza Costituzionale, alla presenza di 57 persone in rappresentanza di 27 coordinamenti provinciali da 11 regioni e della rete degli Studenti contro il Green Pass. CLP ovviamente c’era.
Il tema principale dell’incontro è stato quello di valorizzare e far crescere tutta l’opposizione sui territori, anche in relazione al tema della “guerra mondiale per tappe” che legittima lo stato d’emergenza perpetuo, fa dell’infame marchio verde uno strumento ordinario attivabile sulla base di qualsiasi pretesto, apre la strada all’introduzione di meccanismi di credito sociale (come quelli adottati a Fidenza e proposti a Bologna) e rende impossibile escludere che in prospettiva il governo possa decidere di introdurre la legge marziale.
Il filo conduttore che ha caratterizzato tutti gli interventi è stato quello dell’unità, declinata come:
1. Valorizzazione del processo di coordinamento unitario tra i diversi gruppi di piazza aderenti, sul quale il giudizio è unanimemente positivo, in vista dell’uniformazione della comunicazione, della creazione di un ufficio stampa comune, dell’affissione coordinata di manifesti o della produzione di un programma televisivo a disposizione dei movimenti di piazza su Canale Italia o Byoblu, della realizzazione di campagne comuni e di iniziative coordinate (piazze o azioni sullo stesso tema lo stesso giorno in tutta Italia o momenti di mobilitazione nazionale o regionale in una stessa piazza).
2. Unità sulla linea politica, ovvero sulla consapevolezza del fatto che guerra e gestione della pandemia debbano essere interpretate come una strategia coerente e unitaria promossa dagli stessi attori e finalizzata allo stesso scopo di irregimentare la società, trasformare in senso autoritario il rapporto tra Stato e cittadini e giustificare attraverso l’emergenza infinita il perseguimento degli obiettivi del Grande Reset, ovvero la concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di un’élite sempre più ristretta e a discapito di un popolo messo in condizione di non poter più lottare attraverso meccanismi di controllo sociale sempre più draconiani. La linea politica che se ne ricava è costituita dalla necessità di cacciare Draghi e dal rifiuto di qualsiasi espressione dell’attuale sistema politico delle larghe intese, rifiutando l’austerità e di conseguenza l’Euro e l’Unione Europea, rifiutando la guerra imperialista e di conseguenza la NATO, rifiutando la dittatura sanitaria, il credito sociale e il Grande Reset.
3. Unità con altri partiti o forze politiche e sociali in vista della costruzione di un fronte comune, declinato come strumento/modalità di azione politica unitaria sui territori o come lista elettorale con la quale partecipare alle prossime elezioni politiche, con differenti enfasi nei diversi interventi sull’uno o sull’altro aspetto. Questa unità va ricercata anche sul piano dell’unità con le lotte dei lavoratori che hanno rappresentato con le proteste nei porti di Trieste e Genova il momento più alto di mobilitazione e di forza del movimento NO GP e dell’unità con tutti coloro che sono determinati a combattere il governo Draghi e il sistema di cui è espressione anche a partire da lotte locali o tematiche.
Un altro aspetto emerso da diversi interventi nel corso della discussione è stato quello relativo alla piazza, luogo nel quale i movimenti presenti all’assemblea hanno preso forma e nel quale si sono sviluppati nel corso di questi mesi di movimento e di come approcciare quella dimensione in questa fase di riflusso e scarsa partecipazione. Diversi interventi hanno sottolineato la necessità di mantenere e rilanciare la dimensione di piazza come appuntamento settimanale e come luogo di ritrovo, anche ricorrendo agli influencer, ma contrastando la pratica che si sta affermando da parte di quest’ultimi di richiedere, anziché un rimborso spese, veri e propri gettoni di presenza, dimostrando scarsa gratitudine nei confronti di piazze che hanno dato loro fama, visibilità e reddito attraverso la vendita di libri.