Scuola Pubblica

L’importanza della scuola pubblica.

Sì, è vero, la scuola pubblica è allo sbando, vittima di un regime autoritario e dispotico che anno dopo anno l’ha smantellata e destrutturata per poi ricostruirla secondo i canoni e i principi del sistema neoliberista.

Mentre nella scuola il valore più grande dovrebbe essere quello della diffusione della cultura, dell’incontro e del confronto delle idee fra persone di classe ed estrazione sociale diverse, della solidarietà che nasce dal senso di comunità che una scuola ha il dovere di insegnare, oggi la scuola ragiona secondo asset aziendali basati sull’efficienza, sulla competizione, sul profitto e anche al suo interno molte modalità per la valutazione dei crediti degli studenti sono diventate accessibili, di fatto, solo a pagamento, rendendo l’eguaglianza di possibilità un lontano ricordo.

La follia neoliberista ha di fatto declassato le materie umanistiche ritenute non più essenziali ed adattato l’insegnamento ai valori fondanti del nuovo sistema di governo basato sul dominio delle multinazionali, cosa ancor peggiore la scuola è diventata sempre più autoritaria aumentando a dismisura il potere del preside ora dirigente scolastico e di fatto indebolendo tutti gli altri organi collegiali.

In questo periodo di falsa pandemia la scuola e stata utilizzata per piegare e plagiare le menti delle nuove generazioni azzittendo qualsiasi voce contraria, ne abbiamo avuto un esempio qui in provincia di Pesaro con la vicenda di Valerio a cui è stato riservato il TSO solo per aver protestato in modo civile contro l’utilizzo indiscriminato della mascherina anche in posizione statica.

Di fatto al giorno d’oggi la scuola pubblica sembra ridotta a una grande galera, a un lager, a un luogo dove i ragazzi subiscono violenze di ogni genere, perché dunque dovremmo continuare a mandare i nostri ragazzi a scuola da questi aguzzini?

Di qui l’esigenza di creare le scuole parentali, dove si dà la possibilità di avere un insegnamento degno di questo nome, dove vengono sperimentate nuove metodologie per sviluppare appieno le capacità e le potenzialità dei nostri ragazzi, dove si dà un rifugio a tutte quelle famiglie che subiscono quotidianamente le violenze della scuola statale, un’esigenza sacrosanta e condivisibile nella parte creativa, nella parte sperimentale, nella parte che deve essere un faro e un punto di riferimento, nella parte che è avanguardia dell’insegnamento ma dobbiamo essere attenti a che le scuole parentali non diventino un rifugio permanente che alzi un muro fra noi e tutti gli altri.

In primo luogo non tutti possono permettersi la scuola parentale, una buona parte della popolazione in Italia vive un profondo disagio economico e il grande reset progettato da questi farabutti non fa certo presagire un miglioramento della situazione, non tutti quindi possono permettersi di sostenere i costi inevitabili di una scuola privata, in secondo luogo non ritengo giusto abbandonare un bene pubblico, un bene comune come l’istruzione che al pari dell’acqua deve essere gestita dallo Stato quando lo Stato rappresenta la volontà dei cittadini.

E’ vero che la scuola è cambiata ma è anche vero che la responsabilità non è solo della classe dirigente italiana o nella volontà delle multinazionali, la colpa è anche nostra, di molti genitori, di alcuni docenti, degli alunni che durante questi anni in cui l’edonismo liberista ha imperato hanno abbandonato gli organi collegiali a loro stessi, e questo lo posso dire con cognizione di causa essendo stato per diversi anni rappresentante di classe e di istituto, nessuna partecipazione in molti consigli di classe, scarsa o nulla partecipazione nei consigli di istituto, scarsa partecipazione alle elezioni dei rappresentanti di classe e di istituto, alla scuola di mio figlio le ore di assemblea di istituto venivano utilizzate per il cineforum buttando al vento anni di recriminazioni e di lotte.

E’ vero il nemico sta conquistando la scuola pubblica ma è anche vero che molti di noi hanno abbandonato la trincea, quella trincea della cultura che rappresenta l’anima di un popolo e di una società civile, una trincea che non possiamo permetterci di perdere, una trincea che noi persone di buona volontà dobbiamo difendere ad ogni costo, quindi, ben venga la scuola parentale se intesa come luogo di sperimentazione e di avanguardia ed anche come temporaneo rifugio ma attenzione ad abbandonare un bene pubblico nelle mani di sordidi affaristi perché così facendo ci si rinchiuderebbe in un piccolo mondo felice innalzando un muro verso gli altri mentre i valori che dobbiamo diffondere devono essere universali, perché è questo che noi vogliamo, cambiare la società, superare questo modello marcio ormai alla fine per poter vivere e costruire un nuovo Rinascimento, un periodo nel quale l’azione politica sarà l’azione quotidiana e solidale di tutto il corpo sociale.